domenica 6 gennaio 2013

Il ragazzo Carlo

 Carla Dondi fu Ambrogio di anni
diciassette primo impiego stenodattilo
all’ombra del Duomo
 Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro
sia svelta, sorrida e impari le lingue
le lingue qui dentro le lingue oggigiorno
capisce dove si trova? TRANSOCEAN LIMITED
qui tutto il mondo...

è certo che sarà orgogliosa.
 Signorina, noi siamo abbonati
alle Pulizie Generali, due volte
la settimana, ma il Signor Praték è molto
esigente – amore al lavoro è amore all’ambiente – così
nello sgabuzzino lei trova la scopa e il piumino
sarà sua prima cura la mattina.
 UFFICIO A UFFICIO B UFFICIO C
 Perché non mangi? Adesso che lavori ne hai bisogno
adesso che lavori ne hai diritto
molto di più.
 S’è lavata nel bagno e poi nel letto
s’è accarezzata tutta quella sera.
 Non le mancava niente, c’era tutta
come la sera prima – pure con le mani e la bocca
si cerca si tocca si strofina, ha una voglia
di piangere di compatirsi
ma senza fantasia
come può immaginare di commuoversi?
 Tira il collo all’indietro ed ecco tutto.

E. Pagliarani, "La ragazza Carla"

 Anche tu, Carlo, sei come la tua omonima. 
 Alienato. 
 Solo. 
 Avversativo.
 A differenza sua, quando irrigidisci le gambe, in due secondi ti esplodono centinaia di immagini nel cervello. Le cene a casa da lui, le cose dette, non dette, Cajkovskij, ballare in discoteca, dormire abbracciati, accarezzarsi dopo aver fatto l'amore. Tutto questo ti manca, e talvolta perdi qualche lacrima quando ti procuri la tua dose di morte quotidiana. Il rilascio di endorfine non è più piacevole.

martedì 22 maggio 2012

La persistenza delle memorie

 Casualmente, dopo molto, molto tempo, mi ritrovo ad ascoltare una canzone che per me ha un valore spropositato. Da che ricordo, l'ultima volta che l'ho avuta per la testa è stata ai 100 giorni dalla maturità, circa 15 mesi fa. Era un periodo molto particolare: da poco avevo deciso di troncare ogni rapporto con una persona a cui mi sentivo di poter dare tanto, ma che purtroppo, e non posso biasimarla per questo, non era disposta a ricambiare. Ma, come si suol dire, "chiusa una porta, si apre un portone": e così è stato. Di lì a poco, appena voltata pagina, decisi di stare calmo; di prendermi il mio tempo, di non cercare ossessivamente qualcuno che supplisse a quella voragine che, circa due anni fa, una cometa di passaggio mi ha aperto nella vita, e di cui tuttora, nonostante sia passato molto (forse non abbastanza) tempo, conservo un ricordo ancora vivido e pulsante. Di lì a poco, sarebbe venuto qualcuno a sconvolgere la mia vita, questa volta in positivo. Mi duole doverlo ricordare in concomitanza con altri, ma sono certo che anche lui, quando eravamo insieme, avrà avuto il pensiero rivolto alle sue esperienze passate; so dunque per certo che mi perdonerà questa debolezza.
 Insomma, questa canzone mi ha fatto da colonna sonora nei momenti di rabbia e frustrazione per il mancato ricambio affettivo che tante volte ho preteso da chi pensavo provasse qualcosa per me; mi ha accompagnato mentre, solo e infinitamente piccolo, vagavo per gli sterminati boulevard di San Diego, con i suoi alti grattacieli che non facevano altro che acuire il senso di infinita nullità e impotenza che provavo. Avevo appena compiuto 18 anni e mi trovavo a sopravvivere in una grande metropoli, in cui l'unica cosa presente di me era il corpo: il pensiero era sempre rivolto a Roma e all'Italia, all'agognato ritorno.
 Dal marzo dell'anno scorso, non l'ho più pensata per svariati mesi. Ora, casualmente, mi ritrovo ad ascoltarla.

 Le cose, forse, sono cambiate poco. Forse, sono ancora eternamente perduto nei vecchi ricordi.

sabato 28 aprile 2012

 Sono in accappatoio. Dovrei uscire tra poco.
 ...
 ...
 ...
 Penso di aver capito perché alcune persone sono autolesioniste. Forse non riescono ad esprimere il loro dolore e per questo si procurano del male da sé. Che sono chiuso me lo diceva sempre il mio psichiatra, ma forse squarciandomi la coscia con le forbici del bagno, che solitamente uso per tagliare le unghie, potrei "aprirmi" anch'io.
 ...
 ...
 ...
 Lo scrivo qui, perché non faccio scenate su Facebook. Non mi piace sbattere a chi nemmeno mi conosce, o che magari godrebbe nel vedermi soffrire, il dolore e il profondo senso di solitudine che tanto spesso, ultimamente, mi lacera il cuore. Lo scrivo qui, perché trovo il silenzio più eloquente. Lo scrivo qui, perché so che nessuno leggerà questo sfogo - ma ho terribilmente bisogno di avere l'illusione che ciò possa accadere.

lunedì 16 aprile 2012

Incroci

 Scendendo via Chiana in moto, per poco un ragazzo con la macchina mi ha fatto fare un incidente, non avendo visto di dovermi dare la precedenza. Dopo avergli suonato a lungo con annessa un'energica scrollata di braccio teso inveente contro di lui, al semaforo che incrocia Corso Trieste mi si ferma accanto uno scooter.
 Il suo possessore, con un tono di complicità, mi dice: "Quel bastardo proprio non ti aveva visto!"
 Gli rispondo: "Sì, alcune persone non sono molto attente quando guidano".
 Lui asserisce con il capo, mostrando di aver capito, e attraversa l'incrocio a semaforo rosso.

 Non so se considerare la coerenza una virtù, a questo punto.

venerdì 3 febbraio 2012

Vaffallaneve

 Niente, la sfiga non è riducibile a stupidi schemi numerici e superstizioni degne dei peggiori contadini meridionali. La sfilza dei "vaffa" si sta allungando, il che mi fa pensare 1) sto diventando un vecchio lagnoso 2) spero in una catarsi karmica nel raccontare le mie sfighe.
 Oggi ha nevicato. Lo sapevamo da qualche giorno, quindi il nostro Alemanno avrebbe dovuto occuparsene in tempo e rendere la città più agibile, ma così non è stato: pochi vigili, niente sale sulle strade, il bordello in tutta la capitale. Mi è stato raccontato di volenterosi autisti che, scesi dalle macchine, si sono messi a spalare la neve dalle strade ed aiutare le altre auto a circolare. Ma questo non è un blog di denuncia o di satira politica: solo un luogo di svago, dove ogni tanto mi fa piacere scrivere episodi della mia vita o cose che mi hanno colpito. Quando avrò voglia di tediarvi con le mie opinioni, ve lo farò sapere.
 Per il momento, vi racconto la mia giornata.
 Stamattina avevo un esame alle 9, un esame che sto preparando da un paio di mesi su Boccaccio e Manzoni. Mia sorella si propone di farmi da sostegno morale accompagnandomi, visto che è il primo esame orale, quindi ci muoviamo con la macchina - tra casa mia e La Sapienza ci sono circa 5-6 km di distanza.
 Parcheggiamo e alle 9 iniziamo l'esame, ma non quello di letteratura, bensì l'idoneità d'inglese per altri studenti, che nulla avevano a che fare con noi. Poi inizia a interrogare quelli che sono venuti da più lontano e che devono avere quel voto per fare domanda di laurea. Arriva ora di pranzo e il professore dice che non sarebbe durata più di 40 minuti: diciamo che non c'è problema - io sarei stato pure il numero 7, quindi avrei finito presto in ogni caso.
Invece no: la neve si attacca ovunque e la situazione diventa così a rischio da obbligare la chiusura dell'università. Niente esame, dopo cinque ore di attesa. Il professore inoltre parte lunedì e l'esame scala al 13 febbraio: il 15 devo dare Linguistica, mentre dalla settimana prossima avevo messo in conto di iniziare a preparare Storia del Cinema del 27. Tutti i miei programmi sono saltati.
 Infine, visto che non ce la sentivamo io e Ali di prendere la macchina per tornare a casa, ci siamo fatti i suddetti 5-6 kilometri a piedi. Piedi e pantaloni zuppi, zaino mastodontico sulle spalle, delirio ovunque: 2 ore di camminata, farcita con l'incazzatura per l'esame mancato.
 Sono le 20.36 e penso che andrò a dormire.
 MA VAFFANCULO PERO'!

mercoledì 18 gennaio 2012

Dovrei ricordarmi di leggerlo più spesso.

 (Dio mio, ogni volta che apro il blog mi riprometto di dedicare del tempo ai suoi terribili abbinamenti cromatici e a una rivalutazione complessiva dello stesso. Avrò bisogno di una mano, visto che a momenti non sono nemmeno in grado di usare Word)
Alicante

Un'arancia sul tavolo
Il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto tu
Dolce presente del presente
Freschezza della notte
Calore della mia vita
 
Alicante


Une orange sur la table
Ta robe sur le tapis
Et toi dans mon lit
Doux présent du présent
Fraîcheur de la nuit
Chaleur de ma vie.


Jacques Prévert


 Se solo sapessi il francese, non avrei perso tutto il fascino di una lingua così poetica nel DNA. Vorrei poter dire lo stesso del tedesco.

martedì 10 gennaio 2012

Vaffallaretromarcia

 Della serie: se la sfiga ti perseguita, l'unica soluzione è buttarla a ridere.

 Antefatto: ieri, dopo 2 minuti in sella a Rod (aka il mio CBR 125), questo mi si ferma in mezzo al Ponte delle Valli. Erano le 7.30 e dovevo andare a portare i due marmocchi a scuola - cosa che mi è stata ovviamente impossibile. Quindi, con il freddo boia e la liquamosa umidità che ogni tanto sale dall'Aniene insieme alla nebbia, mi sono accollato la moto e l'ho portata a mano fino a casa. Per fortuna era a poco più di 500 metri di distanza, ma sta di fatto che non è decisamente la cosa più esaltante dell'universo che il giorno di rientro dalle vacanze, dal sonno e dal relax del periodo natalizio ti si pianti in mezzo alla strada di prima mattina il tuo unico mezzo di locomozione, con cui tra l'altro devi sbatterti per la città quotidianamente. Sta di fatto che non ho avuto il coraggio di passare davanti alla fermata dell'autous per subire la derisione dei pedoni, quindi ho preferito allungare un po' la strada del ritorno. Arriva il carrattrezzi, che mi porta all'officina (42 euro). Lascio lì Rod, il pomeriggio perdo un sacco di tempo per muovermi con i mezzi (il che è veramente improponibile, a pochi giorni dai primi esami) e finalmente la sera lo vado a riprendere, senza pagare. Avrei portato loro i soldi la mattina successiva (50 euro).

 Fatto: stamattina vado a portare il compenso al meccanico e mi faccio spiegare cosa è successo. Sapevo che mi avrebbe preso in tutti 30 secondi per entrare, dare i soldi e uscire, quindi ho parcheggiato dietro a una macchina in seconda fila. Be', sono bastati 3 secondi perchè LA COGLIONA, che guidava quella macchina, mi butta giù la moto appena riparata, rompendomi la leva della frizione.
 E LA CRETINA pretendeva di non essere in errore. Pensa tu. Anche la figlia le diceva "eh sì, ma quando fai retromarcia devi fare attenzione!", e lei "Te voi sede' in macchina?? Nun se vede da davanti!". Fortunatamente il marito, un meccanico vicino al mio, mi ripagherà i danni.
 Io, in tutto questo, ridevo. Mi sembravo il protagonista di una barzelletta di cattivo gusto e la situazione era talmente assurda che non sapevo che altro fare, se non ridere della mia sfiga estremamente inopportuna -perchè in tutto questo, dovevo stare a lezione in 20 minuti, cosa che poi mi è miracolosamente riuscita grazie a corse varie tra autobus e tram.

 Ho avuto un karma fottutamente negativo questi giorni. Il che vuol dire a) non c'è due senza tre, quindi mi preparo psicologicamente al prossimo colpo di jella - e già ho in mentre due/tre situazioni in cui potrebbe cadermi tra capo e collo; b) il mio karma tornerà in forma smagliante con qualcosa di molto positivo. Per autosuggestionarmi e indirizzare la mente verso immagini felici e pacifiche, mi sono convinto di trovare l'amore della mia vita su un autobus o sul tram.
 MA QUESTO NON E' ANCORA SUCCESSO.